Laicità tra conferme e smentite
La libertà di religione è stata da tempo elevata al grado di “Diritto Universale”, e ciò si evince chiaramente dall’art. 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, la quale recita: “ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”.
Nei medesimi termini si è espressa altresì l’unione Europea (nello specifico all’art.9 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea), la quale dimostra di promuovere non solo la libertà di credere intesa come libertà positiva a carattere individuale e collettivo, ed altresì come libertà negativa di non appartenenza ad alcuna confessione religiosa, ma anche la libertà di cambiare religione.
Dopo questi rapidi riferimenti, volgo ora l’attenzione alla Costituzione della Repubblica Italiana ritenendo che sia possibile a questo punto leggere in combinato disposto quanto sia sancito a livello Internazionale ed Europeo e quanto si evince dagli artt. 2, 3 Cost..
A tal riguardo mi piacerebbe lanciare una provocazione (sperando di andare a buon fine) : se uno Stato laico e democratico come quello Italiano garantisce il diritto di libertà religiosa e parallelamente il diritto di recesso da una confessione religiosa a prescindere dagli strumenti attuativi per la loro protezione, riconoscendo così implicitamente un’uguaglianza tra i diversi culti religiosi presenti sul proprio territorio, perché tale uguaglianza viene prontamente smentita se si prosegue con la lettura degli artt. 7, 8 Cost.?!
Ponendo la religione Cattolica Italiana su un piano diverso rispetto agli altri culti , lo stesso principio di laicità rischia di esser messo in discussione ed insieme ad esso molte delle garanzie messe a punto per i cittadini.
In conclusione, lo Stato deve offrire ai propri cittadini un’ugual protezione partendo dal presupposto che non vi sono “culti privilegiati” ed “altri culti” , e che ciascuna confessione religiosa ha la propria dignità la quale non è né superiore né inferiore rispetto alle altre.
Con il fenomeno dell’immigrazione si assiste quotidianamente ad un crescente “pluralismo religioso” , pluralismo che , purtroppo , lo Stato Italiano per ragioni storico-politiche-culturali non è ancora in grado di gestire nella maniera più ottimale.
Articolo scritto e redatto da Alessia Funari