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La lotta delle investiture tra il Governo Cinese e la Santa Sede

Sul piano internazionale i rapporti fra Santa Sede e Cina sono uno dei nodi da sciogliere per il bene di una convivenza religiosa serena.
Il Governo Cinese ha sempre tenuto un atteggiamento di estrema diffidenza nei confronti delle varie confessioni religiose.

Infatti, se fin da quando viene fondata la Repubblica Popolare Cinese, nel 1949, i fedeli della Chiesa Cattolica hanno subito violente campagne di persecuzione, il decennio della rivoluzione culturale dal 1965 al 1975 viene registrato come la fase più critica e tragica della sua esistenza nella Terra di Mezzo.

La nascita dell’Associazione patriottica cattolica e lo sviluppo di una chiesa nazionale cinese separata dalla Santa Sede, sono stati i risultati delle politiche del governo degli anni di Mao, il cui fine era controllare direttamente la vita religiosa e la nomina dei vescovi.

La Repubblica Popolare Cinese considera le nomine dei vescovi da parte del Vaticano una interferenza con la politica interna.
Sul versante opposto, la Santa Sede si rifiuta di riconoscere i vescovi di nomina governativa e ha pubblicamente dichiarato il Governo Cinese privo di qualsiasi autorità spirituale per governare la comunità cattolica, in quanto la proclamazione è in violazione della norma del canone 1382 del Codice della Legge Canonica.

Il Governo Cinese presta massima attenzione alla propria indipendenza nei riguardi delle connessioni tra la chiesa cinese e quella estera.
Attualmente, per quanto riguarda il Cattolicesimo, il numero di credenti è passato dai tre milioni e mezzo del 1949 ai sessanta milioni di oggi. Resta il fatto, però, che ai sensi del programma del partito comunista cinese i membri dello stesso partito non possono aderire a nessuna religione, altrimenti sono obbligati a ritirarsi dal partito. A seguito del miglioramento del rapporto con il mondo occidentale il numero dei preti che sono entrati in Cina è notevolmente aumentato e sono riprese le trattative con la Santa Sede; né si può escludere la possibilità di ristabilire le relazioni diplomatiche tra la Cina e il Vaticano.

Passiamo a dare un’occhiata alla legislazione cinese sulla materia in questione, l’art. 36 della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese (adottata il 4 dicembre 1982 dalla 5a Sessione della V Assemblea nazionale del popolo) recita i seguenti “ideogrammi”:

第三十六条 中华人民共和国公民有宗教信仰自由。 任何国家机关、社会团体和个人不得强制公民信仰宗教或者不信仰宗教,不得 歧视信仰宗教的公民和不信仰宗教的公民。 国家保护正常的宗教活动。任何人不得利用宗教进行破坏社会秩序、损害公民 身体健康、妨碍国家教育制度的活动。 宗教团体和宗教事务不受外国势力的支配。

Pinyin (la pronuncia)
Dì sānshíliù tiáo Zhōnghuá rénmín gònghéguó gōngmín yǒu zōngjiào xìnyǎng zìyóu. Rènhé guójiā jīguān, shèhuì tuántǐ hé gèrén bùdé qiángzhì gōngmín xìnyǎng zōngjiào huòzhě bù xìnyǎng zōngjiào, bùdé qíshì xìnyǎng zōngjiào de gōngmín hé bù xìnyǎng zōngjiào de gōngmín. Guójiā bǎohù zhèngcháng de zōngjiào huódòng.

Rènhé rén bùdé lìyòng zōngjiào jìnxíng pòhuài shèhuì zhìxù, sǔnhài gōngmín shēntǐ jiànkāng, fáng’ài guójiā jiàoyù zhìdù de huódòng.
Zōngjiào tuántǐ hé zōngjiào shìwù bù shòu wàiguó shìlì de zhīpèi.

36. I cittadini della Repubblica Popolare Cinese hanno libertà di credo religioso. Nessun organo statale, nessuna organizzazione sociale e nessun individuo deve costringere i cittadini ad avere una credenza religiosa, o discriminare tra cittadini che hanno una credenza religiosa e cittadini che non hanno una credenza religiosa.

Lo stato protegge le attività religiose praticate sul territorio nazionale.
Nessuno deve usare la religione, e danneggiare l’ordine sociale, nuocere alla salute dei cittadini, ostacolare l’ordinamento educativo dello stato.
Le associazioni e gli affari religiosi non vengono manovrati da influenze straniere.

La divergenza tra le due parti, sicuramente, in questo secolo non si esaurirà ed è anche quasi impossibile fissare una data certa di un loro “matrimonio” tra il sacro e il profano.
Il mio auspicio è che la Laicità e l’Aconfessionalità di uno Stato rimangano il fondamento dell’architettura costituzionale.

Articolo scritto e redatto da Jin Cai


1 Comment

  1. L’intervento ci offre alcune informazioni sulla Cina che per noi rappresenta un luogo da scoprire e conoscere sia per motivi culturali che economici. Perciò ringrazio lo studente dell’intervento.
    Per comprendere meglio le problematiche sollevate occorre tenere presente che per quanto riguarda il problema religioso lo Stato cinese non si discosta dalla politica seguita dai paesi di democrazia socialista nei confronti della Chiesa cattolica.
    Per questi paesi infatti la Chiesa cattolica in particolare viene vista come una organizzazione centralizzata che ha al suo vertice il Pontefice. La gerarchia ecclesiastica è da esso governata e costituisce dunque una forza esterna alla nazione che vagisce da “quinta colonna” verso gli interessi nazionali. Pertanto la confessione cattolica – attraverso la sua gerarchia e i suoi ministri di culto- rappresenta una interferenza e uh attentato all’indipendenza nazionale.
    Per questi motivi negli anni ‘5’ del secolo scorso i diversi stati socialisti promossero la nascita di chiese cattoliche nazionali e patriottiche che ebbero scarso successo se si esclude il caso della Cecoslovacchia dove questa esperienza assunse dimensioni di massa.
    Questa politica dette luogo anche alla nascita di una Chiesa cattolica clandestina con una gerarchia segreta e sconosciuta al potere che costituì una sorta di struttura parallela a quella ufficiale che in alcuni casi coincideva con la Chiesa ufficiale.
    Anche in Cina è sorta una chiesa nazionale considerata scismatica da Roma con la quale tuttavia la Chiesa cattolica intrattiene un dialogo in quanto non vi sono differenze dottrinarie o dogmatiche ma piuttosto organizzative e quindi la gerarchia ha interesse a discutere con questi fedeli.
    A mio avviso oggi lo Stato cinese adotta ancora una politica “vecchia” nei confronti dei culti ma una delle questioni che dovrà essere affrontata nel suo complesso è proprio la questione religiosa dove gli elementi di preoccupazione non riguardano solo la Chiesa cattolica ma piuttosto il rapporto con il buddismo tibetano, indipendentista e antistatale e la minoranza Uiguri di credo mussulmano suddivisa in 56 gruppi etnici riconosciuti dalla Repubblica Popolare Cinese che vivono non solo nel Tibet ma nel Xinjiang, nel nord ovest della Cina. Si tratta nel complesso di una popolazione numerosa e importante sul cui islam sarebbe interessante indagare perché ci aiuterebbe a capire sia le strategia di reislamizzazione dell’Islam fondamentalista che la politica cinese verso la Cina e i paesi islamici in generale.
    Discutiamone.

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