Conoscersi
Nei colloqui con gli studenti a margine delle lezioni ho avuto modo di verificare che il 12/ 13 % dei frequentanti sono originari di altri paesi, figli di famiglie immigrate. Questi studenti sono in genere culturalmente integrati nella società italiana, ma possiedono una scarsa conoscenza dei loro paesi d’origine, anche se ne conoscono la lingua. Tra di essi prevalgono di gran lunga persone provenienti dai paesi dell’Est Europa.
Ho verificato che molti di loro cercano di occultare queste origini, conoscono poco o nulla delle culture di origine, hanno spesso una scarsa considerazione dell’apporto che le società dalle quali provengono hanno dato allo sviluppo dei rapporti sociali dell’Europa futura. Questo atteggiamento produce un danno notevole allo scambio interculturale, impedisce quell’arricchimento della società che è uno dei portati del processo migratorio, ostacola lo sviluppo complessivo del paese, contribuisce a creare una emarginazione di fatto che soprattutto nelle generazioni future può produrre effetti di rifiuto dell’integrazione nella società italiana.
Consapevole e convinto che uno degli elementi fondamentali della convivenza è costituito dal riconoscimento delle radici di ognuno affinché possa esservi scambio di esperienze in tutti gli aspetti della vita; convinto che questo atteggiamento culturale produce perdita di conoscenze, soprattutto della lingua e delle relazioni con i paesi di origine; convinto che la capacità di comunicare tra società e paesi diversi costituisce un innegabile vantaggio anche sotto il profilo economico in quanto facilita e consente la creazione di legami economici e dimostra che una convivenza pacifica è possibile, credo che la formazione -soprattutto a livello universitario- debba cercare di colmare queste lacune, tanto più a Bologna il cui Ateneo è stato nei secoli un luogo di formazione comune e di incontro fra culture.
E’ per questo motivo che propongo agli studenti provenienti da altri paesi e, naturalmente agli studenti tutti, di utilizzare questo specifico spazio del Blog per affrontare problemi connessi non solo alla tutela della libertà religiosa e di coscienza, ma anche a quelli più generali di confronto tra i diversi ordinamenti giuridici, con riferimento a vicende storiche e culturali di tutta l’Europa, convinto che è ormai tempo di superare incomprensibili steccati e di valorizzare tutto ciò che ci accomuna invece di porre l’accento su ciò che ci divide.
Vi lascio con una domanda “Come vivete la convivenza tra etnie e religioni diverse?“
Nei colloqui con gli studenti a margine delle lezioni ho avuto modo di verificare che il 12/ 13 % dei frequentanti sono originari di altri paesi, figli di famiglie immigrate. Questi studenti sono in genere culturalmente integrati nella società italiana, ma possiedono una scarsa conoscenza dei loro paesi d’origine, anche se ne conoscono la lingua. Tra di essi prevalgono di gran lunga persone provenienti dai paesi dell’Est Europa.
Ho verificato che molti di loro cercano di occultare queste origini, conoscono poco o nulla delle culture di origine, hanno spesso una scarsa considerazione dell’apporto che le società dalle quali provengono hanno dato allo sviluppo dei rapporti sociali dell’Europa futura. Questo atteggiamento produce un danno notevole allo scambio interculturale, impedisce quell’arricchimento della società che è uno dei portati del processo migratorio, ostacola lo sviluppo complessivo del paese, contribuisce a creare una emarginazione di fatto che soprattutto nelle generazioni future può produrre effetti di rifiuto dell’integrazione nella società italiana.
Consapevole e convinto che uno degli elementi fondamentali della convivenza è costituito dal riconoscimento delle radici di ognuno affinché possa esservi scambio di esperienze in tutti gli aspetti della vita; convinto che questo atteggiamento culturale produce perdita di conoscenze, soprattutto della lingua e delle relazioni con i paesi di origine; convinto che la capacità di comunicare tra società e paesi diversi costituisce un innegabile vantaggio anche sotto il profilo economico in quanto facilita e consente la creazione di legami economici e dimostra che una convivenza pacifica è possibile, credo che la formazione -soprattutto a livello universitario- debba cercare di colmare queste lacune, tanto più a Bologna il cui Ateneo è stato nei secoli un luogo di formazione comune e di incontro fra culture.
E’ per questo motivo che propongo agli studenti provenienti da altri paesi e, naturalmente agli studenti tutti, di utilizzare questo specifico spazio del Blog per affrontare problemi connessi non solo alla tutela della libertà religiosa e di coscienza, ma anche a quelli più generali di confronto tra i diversi ordinamenti giuridici, con riferimento a vicende storiche e culturali di tutta l’Europa, convinto che è ormai tempo di superare incomprensibili steccati e di valorizzare tutto ciò che ci accomuna invece di porre l’accento su ciò che ci divide.
Paese che vai usanze che trovi come ben suol dire.
Io sono arrivato in Italia all’età di 8 anni, perché i miei genitori avevano chiesto il ricongiungimento familiare, ovviamente le ragioni della loro emigrazione sono ben intuibili, alla ricerca di un futuro migliore, ma questo sta al destino decidere. Mi ricordo ancora il trauma psicologico che ho avuto quando mi hanno “deportato” dagli affetti dei miei nonni, ma nel tempo ci si abitua a tutto, Per fortuna mia, ho avuto il modo di conoscere persone meravigliose che mi hanno dato gli strumenti per affrontare gli ostacoli di tutti i giorni, ma soprattutto mi hanno insegnato il vero significato del verbo Amare, particolarmente il prossimo come hanno fatto loro con me. Conosco molte persone di cultura e religione diverse dalla mia, ma la convivenza è più che pacifica e cordiale. Forse, anche per il mio carattere molto aperto e socievole con gli altri. L’unica volta che ho subito un atto di razzismo fu alle scuole medie inferiori,ma visto che oltre ad essere socievole, so anche farmi valere i miei diritti, in quell’occasione mi sono rivolto al Preside dell’Istituto che immediatamente ha preso provvedimenti e ha sospeso per 3 giorni lo studente che mi aveva offeso con le seguenti parole…forse è meglio che io non le scriva, perché ritengo che sia un insulto con un certo peso e misura.
Io posso dire che con le religioni, soprattutto con quello di “casa” non ho avuto problemi, ho imparato anche il Padre Nostro e varie altre preghiere, io lo ritengo una ricchezza cultura. Non ho mai fatto l’ora religiosa, durante la scuola elementare le maestre invece di farmi giustamente religione, mi insegnavano la lingua italiana ed invece alle scuole medie inferiori mi insegnavano storia, perché amo molto questa materia. Credo che la Storia ci possa veramente insegnare tanto, purtroppo ahimé è una materia che tante persone lo sottovalutano, soprattutto l’ex governo italiano che qualche ministro disse (on. Giulio Tremonti): “che con la cultura non si mangia”. Fatto ‘sta che di anomalo non c’era solo l’ex.ministro dell’economia e della finanza,ma tutto il suo equipe. L’Istruzione è il miglior investimento che uno Stato possa investire, i frutti saranno di lenta maturazione, ma il risultato sarà come il cavallo Troia che porterà ad un futuro migliore e sostenibile.
Posso dire che con l’aiuto dei miei insegnanti, delle famiglie dei miei compagni e con l’aiuto soprattutto dei miei amici, oggi posso dire semplimente GRAZIE.
E’ molto confortante trovare esempi di integrazione così felicemente riusciti, considerando il fatto che non è necessario essere stranieri o appartenere ad una fede religiosa diversa per non essere accettati da una comunità.
Personalmente sono italiana, ma per il lavoro dei miei genitor, ho sempre avuto modo di entrare in contatto e di fare amicizia con persone provenienti dai più disparati angoli del mondo e che professano le fedi più diverse. Dico solo che uno dei miei più “lontani” amici è un adepto della religione Jedi, e sono imbarazzata nell’ammettere che all’epoca in cui me l’ha rivelato, gli sono scoppiata a ridere in faccia pensando mi stesse prendendo in giro.
Un altra cara amica invece è una donna americana che dopo una serie di eventi traumatici (la famiglia le ha fatto dare in adozione figlio avuto a 20 anni che lei non ha mai più rivisto, poi anni più avanti ha avuto un incidente che per mesi la ha immobilizzata dalle anche in giù ed era una ballerina di Broadway) ha deciso di trovare risposte alle motivazioni dietro a ciò che le accadeva nella vita ed ha iniziato a studiare i testi sacri di varie religioni, imparando addirittura il Sanscrito. Ora è una insegnante di Yoga e di Sanscrito ed una devota di Shiva, e sta portando avanti una feroce campagna pro veganesimo ed anti violenzza su ogni genere di essere vivente. Entrambi questi miei amici non sono certo benaccetti neppure nella loro patria, tanto lontana dalla nostra piccola e spesso ottusa Italia, ma credono fortemente in quello che vivono e non “disturbano” nessuno. Tornando all’incipit del mio commento, spesso capita che soggetti oriundi di una comunità, appartenenti alla stessa religione della comunità vengano comunque emarginati per scelte che rischiano di allontanarli dalla comunità religiosa stessa. Faccio l’esempio di mia madre che negli anni ’80 ha avuto il primo divorzio della nostra piccola cittadina romagnola, e nonostante le sue origini radicate nella comunità e la sua professata fede cattolica, ha dovuto per anni allontanarsi dalla comunità che le aveva dato i natali per poter vivere serenamente. Dico questo perché ritengo che la diversità che fa paura non sia necessariamente quella religiosa, ma che sia sufficente essere genericamente diversi per suscitare il terrore di un miasma nella comunità in cui si vive.