Beni ecclesiastici
Notizie sui beni ecclesiastici in Slovacchia:
“Una Chiesa al limite, tra evasione fiscale e memoria del regime del vescovo Tiso”
Sulla restituzione dei beni ecclesiastici in Cekia:
“Dopo l’89 la Chiesa all’incasso”
Sulla tassa di religione in Germania:
“Non è un fedele chi non paga l’obolo alle casse vaticane”
Gli articoli sono disponibili cliccando qui
A riguardo l’articolo sulla tassa di religione in Germania:
Innanzitutto bisogna dire che le ragioni per la significativa erosione fiscale dei contribuenti-fedeli sono strettamente legati ai casi di abuso sessuale di minori svelatosi nell’ambiente della Chiesa.
Fa si che la reazione della Chiesa, volendo negare addirittura il funerale a chi non paga la tassa, è ancora più sconcertante.
Non dimentichiamoci poi che un funerale (per rimanere nel tema) non è gratis comunque, nel senso che oltre alle spese per l’Agenzia Funebre, cimitero, etc. è corrente dare un “offerta libera” alla Chiesa e se non lo si fa, te lo fanno capire ben loro quanto è “libera” veramente.
Mi sento di poter dire che per la maggior parte dei cattolici in Italia istituti come il matrimonio e il funerale assumono più un aspetto ti tipo tradizionalistico che di fede religiosa.
Allora mi chiedo: se la Chiesa Cattolica in Italia decidesse in modo simile dei loro colleghi tedeschi e negherebbe il matrimonio/il funerale a chi non devolve l’8 per mille alla Chiesa, voi, se cattolici non praticanti che date il vostro 8 x mille puntualmente allo Stato, come reagireste?
Cambiereste atteggiamento?
Credo che la situazione italiana verta su un panorama differente e mi pare ingiusto imporre un peso fiscale sui credenti come fatto in Germania, ma al tempo stesso penso che le confessioni religiose debbano sostenere spese di non poco conto per l’attività dei fedeli (i culti, il catechismo, etc) quindi ci debba in ogni caso essere un contributo (se eliminassimo i contributi nazionali), anche se trovo decisamente migliore quello su base volontaria, che non permetterebbe però la certezza della possibilità di coprire le spese (in questo caso, come ci si dovrebbe comportare, secondo voi?).
Probabilmente mi troverei in disaccordo, nel caso posto nel commento, in quanto crederei terribilmente squallido il rifiuto di una “degna sepoltura” da parte del celebrante, quasi a ricordare la tragedia di Antigone.
Credo comunque che la Chiesa sia formata di tante realtà e generalizzare mi parrebbe un tantino riduttivo, siccome molti dei sacerdoti che conosco non si rifiuterebbero di celebrare in nessun caso, in quanto hanno scelto liberamente di dedicare la propria vita a questo (non mi pare poco).
L’istituzione Chiesa deve essere proporzionata al suo numero di fedeli: se le spese non fossero completamente coperte dai contributi volontari vorrebbe semplicemente dire che è giunto il momento di ridimensionarsi.
Trovo assolutamente giusto il sistema tedesco, che applica un principio simile a quello delle comunità evangeliste: ogni confessione dovrebbe autofinanziarsi, chiedendo un contributo ai suoi fedeli (nel caso degli evangelisti un decimo dello stipendio o comunque del denaro che gli passa tra le mani). La libertà religiosa secondo me dovrebbe essere anche negativa, cioè dovrebbe significare anche la libertà (in Italia solo apparentemente rispettata) di dare o meno il proprio denaro a una confessione. Magari non solamente in base alla propria appartenenza religiosa, ma anche sulla base di quanto si sente vicina alla propria etica la destinazione di quei soldi. Perché ad esempio un cattolico dovrebbe essere discriminato o “scomunicato” (mica roba da poco!) perché sente più coerente al suo credo che i suoi soldi vengano utilizzati per aiuti umanitari, invece che per gli affreschi nelle case del clero? Forse Dio (che, ricordiamoci, dovrebbe essere unico) si offende se invece di ricoprire d’oro il suo rappresentante in terra cerchiamo di seguire gli insegnamenti del vangelo?
Chiedo scusa per il commento un po’ critico! 🙂
Che spesso i riti religiosi oggi siano più che altro una tradizione che un’esigenza di fede è testimoniato dalle tante persone che scelgono tale forma di matrimonio, o di funerale, pur non frequentando mai la Messa.
Bisogna però considerare anche il fatto che non sempre chi non va a Messa è ateo, ma magari è solo non concorde con alcuni aspetti della religione “codificata”, ma magari nel suo privato prega e si comporta in modo più corretto degli altri, e nutre una fede più profonda.
Cè poi anche l’altro caso estremo, di chi va a Messa per convenzione sociale e non per vera fede, anche se penso che al giorno d’oggi questi casi siano sempre meno, specialmente nelle grandi città dove convivono tante culture diverse.
La materia è quindi più difficile del previsto e non penso di poter prevedere quale sarebbe la reazione delle persone se la Chiesa decidesse di negare i riti religiosi a chi non le destina l’8 x mille. Sicuramente questo non sarebbe un problema per chi crede nella Chiesa, che tanto già destina ad essa questa parte di imposta, nè chi si professa ateo che non avrebbe problemi anche senza matrimoni o funerali in Chiesa.
Gli interessati sarebbero quelli che si sentono vicini a Dio ma non all’istituzione ecclesiastica, che magari si troverebbero di fronte a un grande dilemma. Tuttavia, se si pongono il problema di avere il funerale cattolico, allora probabilmente un minimo di fiducia nell’istituzione ce l’hanno, altrimenti per quale motivo desidererebbero così fortemente il rito religioso?
Probabilmente, comunque, la maggior parte delle persone destinerebbe l’8 x mille alla Chiesa, perchè in fondo la maggior parte delle persone un briciolo di fede nascosta la conserva, e non credo accatterebbe, qui in Italia, di lasciare il Mondo senza la benedizione della Chiesa.
Ciò che è accaduto in Germania a mio parere è molto interessante ed offre molti spunti di riflessione riguardo diversi temi.
La prima considerazione che mi viene da fare è quanto distacco ci sia tra la Chiesa intesa come istituzione e i fedeli. Pensiero comune a molti è infatti quello che la Chiesa sia ormai troppo lontana dal modello di Chiesa ideale che molti fedeli hanno in mente e diffusa è la convinzione che con un rinnovamento della politica della Chiesa, con un bagno di umiltà e con una sorta di ritorno alle origini (inteso come agli insegnamenti di Gesù, perciò 2000 anni fa) ci sarebbe un ritorno di massa nelle Chiese, alla vita di comunità religiosa e a una collettività unita da una credenza comune.
Ciò si lega al discorso dell’8 X 1000 perchè mostra come ancora una volta, a mio parere, la Chiesa abbia sbagliato mostrandosi attaccata a un fattore economico più che comprendere le ragioni del calo registrato nelle donazioni e cercare di risolverlo.
Spesso mi sono chiesto come mi comporterei io se rivestissi un ruolo di potere all’interno delle gerarchie ecclesiastiche.
Sicuramente è impopolare negare i sacramenti per chi non ha donato la tassa specifica soprattutto se consideriamo che infinite possono essere le ragioni di una mancata donazione: da problemi economici (con i soldi risparmiati infatti oltre a una vacanza come detto potrebbero essere risolti anche problemi di affitto, di cure mediche, di spese inevitabili) a motivi legati alla attività della Chiesa; e allora perchè non interrogarsi su quali siano i reali motivi che hanno spinto coloro che fino all’anno prima erano considerati fedeli a non destinare più parte delle loro tasse alla Chiesa? Sarebbe stato di sicuro una scelta più ragionevole invece che assumere una posizione di ricatto nei confronti dei fedeli.
D’altronde è come se fossero permessi i sacramenti solo a chi frequenta la Chiesa con regolarità ogni Domenica, quasi come a timbrare un cartellino, una costrizione insomma.
Probabilmente sarebbe di gran lunga inferiore il numero di chi potrebbe accedere al matrimonio o al funerale.
Francamente mi sembra che molte delle decisioni prese dalla Chiesa non facciano che peggiorare la situazione. Le chiese al giorno d’oggi non sono per nulla affollate, tanto meno di giovani. Tuttavia bisogna riconoscere alcune eccezioni e proprio da quelle bisognerebbero ripartire e trarre insegnamenti per creare nuovamente un legame forte con i fedeli. L’esempio più lampante è a mio parere Don Andrea Gallo, prete di Genova che ha deciso di stare più vicino ai deboli, così come faceva Cristo: e così drogati, prostitute, disoccupati e tanti bisognosi hanno trovato una speranza nella Fede e nella Bibbia. Don Gallo ha conquistato così migliaia di altri fedeli e lo ha fatto con poche cose, con l’umiltà, la semplicità e l’amore verso il prossimo, uno dei primi insegnamenti di Gesù Cristo.
Ecco questa dovrebbe essere la strada seguita dalla Chiesa e i tanto bramati contributi tornerebbero numerosi.
Io penso che la Chiesa in Germania abbia sbagliato i modi in cui deve rapportarsi sia con i fedeli sia con l’aspetto economico della vita del culto. Penso anche sia il momento di cercare nuovi modi di coniugare la sopravvivenza materiale con lo slancio spirituale.
Ma penso che non si debba fare di tutta l’erba un fascio specialmente parlando della Chiesa.
Bisogna fare attenzione quando si fanno dei paragoni e si esprimono giudizi importanti riguardo a strutture così grandi e diversificate come la Chiesa cattolica.
Ritengo che di esempi di una Chiesa fedele al suo Messaggio ce ne siano molti e che molti siano attorno a noi. Non fanno scalpore poi non siamo abituati a notarli e se per caso li notiamo siamo scettici e diffidenti.
Il rapporto tra la Chiesa e i fondi si può sicuramente migliorare ma credo che sia un passaggio graduale.
Ritengo che minacciare la scomunica a chi non paga sia deleterio ma prima di lasciare che la tentazione di mettere una croce sulla Chiesa(scusate il gioco di parole) prenda il sopravvento ritengo sia necessario un’analisi più ampia rispetto ad un articolo di giornale, o sbaglio?
Ció che é avvenuto in Germania, mette in luce un grande problema, cioé che purtroppo quasi sempre l’appartenenza ad una comunitá ecclesiastica non é frutto di una scelta libera e sincera,in quanto il battesimo,sacramento della fede, é piú che altro quasi sempre frutto della scelta di qualcun altro (seppur nostro genitore). Questo secondo me é uno dei motivi che si trova alla base del dilagante fenomeno dell’autoesclusione (tralasciando per ora da parte i problemi legati alla chiesa in quanto istituzione nella quale spesso i fedeli non si riconoscono piú) in quanto le persone non trovano la ragione per finanziare una comunitá, l’appartenenza alla quale costituisce quasi un obbligo (non a caso nel documento reso noto a Berlino si legge che l’autoesclusione comporta il venir meno dell’OBBLIGO DI APPARTENENZA). Naturalmente la posizione presa dalla Chiesa tedesca non mi sembra una soluzione al problema, anche perché stranamente comunque all’uscita formale della Chiesa non é accompagnata la scomunica.
Prendendo spunto dagli articoli e dai vostri commenti, vorrei spostare per un attimo l’attenzione sulla situazione italiana.
La Santa Sede, oltre all’8 per mille liberamente versato dai suoi fedeli, riceve, grazie alle esenzioni fiscali sui propri beni, quello che secondo me, ma soprattutto secondo l’UE, è un ingente aiuto di stato.
Da non credente ritengo, con i dovuti correttivi, che la soluzione tedesca sia la più equa, dal momento che non impone ai non facenti parte un costo che si trovano indirettamente a sopportare.
(leggi: le tasse vanno poi recuperate da qualche parte e le sanzioni dell’UE pagate in qualche modo)
Concludo con una provocazione: sarà una questione interna alla Chiesa decidere come comportarsi nei confronti dei fedeli “inadempienti”, non certo dello Stato. Questi può solo fornire alternative laiche e regolare fenomeni dalle forti ripercussioni normative sulla vita dell’individuo, come ad esempio il matrimonio.
Molti di voi parlano come se la religione cattolica fosse la sola religione al mondo (attenzione parlo da cristiana, non da cattolica); penso che bisognerebbe essere più oggettivi e prendere in considerazione il fatto che non sia la sola Chiesa cattolica ad essere incoerente o ingiusta. Credo che Santa sede e Città del Vaticano non dovrebbero influire sull’economia (e quindi sulla tassazione) di una popolazione. Ma se influisce in modo così invasivo è soprattutto perchè vi è uno Stato che lo permette, Stato che dovrebbe essere sovrano almeno al suo interno. Se rifletteste in modo oggettivo capireste che in primis, per quanto riguarda le tasse in Italia, sta allo Stato italiano tutelare i suoi cittadini e scegliere: evidentemente, se ha scelto di scendere a patti con uno Stato altro (Città del Vaticano), avrà anche lo Stato italiano i suoi tornaconti economici. Credo che quando si è scelto di prendere i soldi agli italiani (parlo dei vari 8 per mille) non ci fosse solo la Chiesa a patteggiare, ma anche uno Stato menefreghista, sfruttatore e opportunista. Non mi esprimo sulla situazione tedesca perchè non ho una conoscenza ampia del fenomeno. Inoltre dai commenti mi sembra di aver letto il riferimento ai sacramenti cattolici come imposti dall’esterno..ma vogliamo parlare delle varie pratiche, molto più invasive, che in altre religioni i genitori impongono ai figli minorenni: non vi dicono niente infibulazione, circoncisione e altri? Credo che in questi casi si debba parlare in modo più serio, visto che quelle pratiche vanno ad incidere molto più a fondo di un semplice sacramento (vanno a ledere prima di tutto l’integrità fisica e la salute della persona che le subisce, mentre in altri casi cambiano radicalmente la vita, la distruggono, come per l’infibulazione).
Non so se il mio commento potrà sembrare un pò cattivo; di certo non è di parte, perchè anche se ho ricevuto i sacramenti cattolici non mi ritengo internamente aderente alla Chiesa e ai suoi dettami, nè ne condivido la condotta o le scelte di fondo o l’organizzazione. Tuttavia, anche a lezione gli interventi di alcuni mi hanno lasciato un pò senza parole, perchè ho trovato alcuni ragionamenti un pò superficiali. Credo che si dovrebbero condannare più duramente i comportamenti gravi che ledono la sfera fisica e la dignità delle persone (e ce ne sono tantissimi), non solo i giochini maldestri che la Chiesa cattolica fà (aiutata dagli Stati e dai vari governi che ne hanno l’interesse). Perchè bisogna sempre ricordare che quando vi sono comportamenti opportunisti da parte di uno (Santa sede e Vaticano), questo avviene sempre perchè un altro ha fatto un passo indietro e glielo ha permesso (Stati).
Capisco quello che vuoi dire, Luisana.
Ma il vero problema italiano è che se esiste una complicità tra Stato e Vaticano, questa è una complicità prettamente politica e non economica come hai detto tu.
A farne le vere spese, come solito, sono tutti i cittadini: credenti, cattolici, atei, musulmani, o di qualsiasi altra fede.
Allo stato importa solo ed esclusivamente della componente di potere POLITICO che la Chiesa e i suoi credenti gli assicurano.
E qui mi sorge una domanda: possibile che nel 2012 siamo ancora così “pecoroni” da voler credere nella “CHIESA”? Che, alla faccia della “misericordia” è riuscita ad elevarsi ad uno stato di CASTA di privilegiati, all’interno del nostro stato.
Il problema a mio avviso è sempre lo stesso…va bene la tradizione, va bene la cultura, ma l’ignoranza, quella non va mai bene.
La fede secondo me dovrebbe prescindere da tutto, essere un’esperienza autonoma ed individuale,ma oggi come oggi TUTTO HA UN PREZZO!.
La fede altro non è che una “speranza” che l’uomo si è creato per per vivere meglio ma che alla fine dei conti gli si è rivoltata contro.
In sostanza, come lo studioso di diritto ecclesiastico del ’70 (del quale non ricordo il nome) “aspettiamo che ciò che resta vada scemando da sè”…e avremo un problema in meno.
Concludo con una massima di Feuerbach che ho sempre condiviso al 100% ” Non è Dio che crea l’uomo, ma l’uomo che crea l’idea di Dio”
Mi scuso per essermi un po’ discostata dal tema principale.
Spero di non aver offeso nessuno.
(La libertà è sempre al 1° posto, anche quella di credere negli asini che volano)
L’articolo relativo alla tassa di religione in Germania mi ha fatto molto riflettere.
Considerare la fede oggetto di un contratto dove
“io credente ti do una ricompensa in denaro affinché tu istituzione religiosa possa darmi lo status di “credente”.
Penso che, in un periodo come il nostro economicamente difficile e al tempo stesso un periodo dove l’ uomo tende ad
allontanarsi dalla religione per diverse cause, sia stato un passo falso da parte della chiesa tedesca.
Tuttavia considero libera effettivamente una religione di disciplinare, seppur con deterinati limiti,
i comportamenti, gli adempimenti interni allo stesso ente ecclesiastico.
Il problema che mi pongo però è il seguente. Mettiamo caso una religione ha condizionato gli usi e i costumi di una popolazione,
che tuttavia non permette più di eseguire determinate cerimonie come per esempio il funerale.
Come si fa? Non dovrebbe lo Stato rendere, IN MANIERA EFFETTIVA, possibile la celebrazione
in questo caso di un rito, ovviamente laico?